Gentili aderenti al Comitato nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi, italiani, politici tutti, da anni si parla di contrapposizione “Petrolio” – “Rinnovabili”, ed in questi giorni a ridosso della data del 17 aprile 2016, in cui ci sarà la consultazione popolare mediante il Referendum abrogativo dell’ art 6, comma17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, udiamo e leggiamo in alcuni spot pubblicitari
a tutela del mare, la contrapposizione Petrolio – Rinnovabili, considerando le “rinnovabili in generale” comela soluzione a buona parte del fabbisogno energetico nazionale, senza che mai si specifichi, nei vari spot pubblicitari per l’abrogazione della norma suddetta, la differenza tra:”Rinnovabili a minimo impatto ambientale” e “Rinnovabili di altro tipo”.
Tutelare il mare è giustissimo, ma anche tutelare la Sacra Terra Madre – Gaia – che ci offre casa, cibo, vita,è altrettanto importante; come anche enunciato nell’enciclica papale ” Laudato Sii”.
A ridosso delle campagne elettorali, i vari schieramenti politici fanno “cenni alla riprogrammazione dellapolitica energetica nazionale” da attuarsi in futuro, indirizzandola verso le rinnovabili in generale, senzaanche loro distinguere le “Rinnovabili a minimo impatto ambientale” dalle altre maggiormente impattanti per il paesaggio e l’ambiente; pare quasi che si abbia timore di pronunciare certi concetti, forse perché a chi ci ha provato in varie trasmissioni televisive è poi stato messo il “bavaglio”. Quindi quello che chiediamo da anni, cioè l’incremento delle rinnovabili a minimo impatto ambientale e la sospensione-moratoria di quelle maggiormente impattanti, ovvero l’argomento che costituisce la chiave di volta del “Comitato nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi” e di altre associazioni e comitati locali, pare che sia un argomento tabù a certi livelli politici, visto che solo alcune associazioni e comitati ne sono portavoci, per
una maggiore e crescente tutela dei nostri Beni Comuni.
Perché alcuni movimenti e partiti politici si dichiarano contro le trivelle in mare, contro le estrazioni petrolifere sulla terra, avendo chiari i rischi, per l’ambiente e per la salute, connessi a tali attività, ma la stessa opposizione non viene poi estesa alle rinnovabili impattanti per il paesaggio e l’ambiente? Quali interessi impediscono una reale tutela ambientale da tutte le forme d’inquinamento e la svolta verso una politica energetica che incentivi maggiormente l’autonomia energetica delle civili abitazioni e di tutti gli edifici, e non prevalentemente di quelli di natura aziendale e/o pubblica, attuando così una più ampia retedi energia rinnovabile virtuosa?
Analizzando la storia industriale italiana, ci si rende conto di quanto l’industria pesante si sia da semprerivelata dannosa, fallimentare ed inquinante: si pensi al caso Seveso, al caso Ilva, ai danni provocati dall’amianto, così diventa oggetto d’analisi la situazione attuale delle rinnovabili industriali e cresce l’esigenza di un dialogo costruttivo, tra cittadini (riuniti in associazioni-comitati) e forze politiche, alla ricerca del Bene Comune, con onestà politica, intellettuale ed ambientale.
Vari medici tra cui il dott. Giuseppe Miserotti, Vice-Presidente Nazionale ISDE Italia, Membro Commissioneper l’Ambiente, Salute e Sviluppo OMCeO Piacenza, ed il dott. Christopher Hanning nel suo “Sleep disturbance and wind turbine noise“, del giugno 2009, e vari altri medici e ricercatori hanno riportato dati e testimonianze riguardanti i disturbi provocati dall’esposizione protratta ad un certo tipo di rinnovabili: “per chi vive vicino impianti di eolico industriale si riscontrano problemi endocrini, neurologici,
all’apparato uditivo e vestibolare, disturbi del sonno e d’apprendimento nei bambini in età scolare”.
Si pensi inoltre al consumo del suolo agricolo con risvolti per l’ecosostenibilità di quei luoghi che saranno difficilmente bonificabili dalle future generazioni per rimuovere tonnellate di ferro e cemento poste a fondamenta delle mega pale eoliche.
Sono stati acquisiti anche studi sulla pericolosità della rottura delle pale eoliche, esistono infatti calcoli matematici del Prof. Antonio Dembech, sulla gittata dei pezzi della pala eolica successivamente alla rottura del rotore o delle pale, che possono spingersi fino a 1424 metri lontano dal luogo della rottura in alcuni casi, con pericoli per i passanti, per gli abitanti e per i mezzi di trasporto che circolano su strada; mentre nei casi di normale funzionamento delle pale eoliche, senza rotture di sue parti, si sottolinea come il cosiddetto “normale” funzionamento degli impianti eolici sia causa di lacerazione e morte di un numero ormai inestimabile di uccelli e rapaci di ogni specie, anche appartenenti a specie protette ed a rischio estinzione, come più volte denunciato dalla Lipu e da numerose associazioni ambientali su tutto il territorio nazionale.
Pertanto considerato che:
– in ambito di caccia esiste una normativa che ne regoli le stagioni ed i periodi di esercizio, per dar modo di proteggere le delicate fasi di riproduzione e nidificazione degli uccelli (L.157/92);
-durante l’anno (tranne che per guasti tecnici) gli impianti eolici funzionanti non hanno periodi di stop per proteggere le delicate fasi di riproduzione ed evoluzione dell’avifauna, così esponendo ad un rischio permanente le varie specie di volatili;
– da tempo si sia superata la soglia di energia proveniente da fonti rinnovabili prevista e da raggiungere entro il 2020 per l’Italia: “a fine 2014, il 17,1% dei consumi finali di energia sia stato coperto grazie alle fonti rinnovabili, un valore superiore al target assegnato all’Italia dalla Direttiva 2009/28/Ce per il 2020 (17%)”;
(nota 1)
– grazie alle nuove tecnologie rinnovabili esistenti ed a minimo impatto ambientale, sia possibile virare la rotta politico energetica nazionale verso una sana riprogrammazione politico-energetica virtuosa ed a tutela di tutti gli esseri viventi (avifauna inclusa), che porterà notevoli risparmi e benefici per la collettività, nell’attuare la riconversione del sistema energetico nazionale verso l’autonomia energetica di tutti gli edifici incentivando maggiormente gli sgravi fiscali in favore dell’autonomia energetica delle civili abitazioni ; (2) – la riconversione industriale se ben fatta, verso l’autonomia ed autoproduzione energetica di tutti gli edifici, con sistemi rinnovabili a minimo impatto ambientale, creerà un significativo aumento dei posti di lavoro per la produzione e manutenzione di tali sistemi ed un risparmio crescente della spesa pubblica, con riduzioni delle bollette e con benessere e miglioramento della qualità della vita per tutti;
– un indirizzo politico-energetico verso le “Rinnovabili virtuose ed a minimo impatto ambientale” è coerente con le normative vigenti a tutela dell’ambiente e del paesaggio;
– grazie alla Convenzione di Aarhus, è attribuito ai cittadini il potere d’influire sulle scelte politiche ed amministrative, e che la consultazione popolare mediante referendum possa essere un ulteriore strumento dei cittadini per esprimere la propria volontà, ma che sia comunque dispendiosa economicamente per le casse pubbliche;
si ritiene opportuno chiedere ai politici tutti, di considerare meglio in sede di rivalutazione politicoenergetica nazionale, le giuste strategie, a beneficio di tutti gli esseri viventi e nel rispetto di quei principi
enucleati dall’U.E. : Efficacia, Economicità, Efficienza, Equità ed Etica.
Note:
1 – http://www.gse.it/it/salastampa/news/Pages/Pubblicata-la-terza-Relazione-nazionale-sui-progressirealizzati-nella-promozione-e-nell-uso-dell-energia-rinnovabile-P.aspx
2 – http://www.pmi.it/economia/green-economy/news/108029/incentivi-rinnovabili-conto-termico-2.html
Si richiede ampliamento degli sgravi fiscali per i privati, dato che il sistema prevede: “spese per le diagnosi energetiche e la redazione dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE), con detrazioni pari al 100% per le PA e al 50% per i privati;
“interventi di trasformazione degli immobili in edifici a consumo di energia quasi zero (NZEB – Nearly zero energy buildings), con detrazioni pari al 65% ” ; si richiede l’innalzamento delle detrazioni per i privati.
http://www.pmi.it/economia/green-economy/news/106730/stabilita-2016-misure-per-lenergia.html “Confermata la proroga per tutto il 2016 alle detrazioni fiscali pari al 50% per le ristrutturazioni edilizie valida anche per alcuni interventi volti a migliorare l’energia degli edifici quali l’installazione di:
impianti fotovoltaici, sistemi d’accumulo, stufe e altri prodotti per l’autoproduzione energetica. Proroga confermata anche per le detrazioni al65% per la riqualificazione energetica degli edifici, i cosiddetti Ecobonus validi ad esempio per l’installazione di impianti solari termici, pompe di calore, caldaie a biomassa e così via.”
Si richiede l’innalzamento delle detrazioni poste in essere per i privati e le civili abitazioni.
http://www.pmi.it/economia/green-economy/approfondimenti/108241/incentivi-rinnovabili-nuoveregole-dal-2016.html
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In un sistema di regole politico-energetiche in continua evoluzione, il Comitato Nazionale controfotovoltaico ed eolico nelle aree verdi, con i suoi oltre 10.000 iscritti, esprime le sue considerazioni a tutela dell’ambiente in chiave ecologica ed ecosostenibile laddove etimologicamente il suffisso “eco” dei termini citati, deriva dal greco “oikos” che significa “Casa, la casa di tutti, l’ambiente” e “Logos” che significa “pensare”, quindi è “ecologico” il pensiero rivolto all’ambiente, alla casa di tutti gli esseri viventi, ed è
“ecosostenibile” davvero, ciò che è studiato secondo l’ecosostenibilità, che significa attuare oggi delle scelte ecologiche, quindi rispettose dell’ambiente, pensando in prospettiva futura alle nuove generazioni, pensando a delle scelte sostenibili che lascino qualcosa di positivo ai nostri figli in termini di qualità ambientale!
Grazie a chi ogni giorno sceglie e sceglierà l’ecologia, l’ecosostenibilità ambientale e la vita.
Nunzia Ranaldo 13 aprile 2016
ALLEGATI: N.2
VALUTAZIONI SUGLI EFFETTI NOCIVI DELLE TURBINE EOLICHE
Dott. GIUSEPPE MISEROTTI
Presidente Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Piacenza
ISDE Piacenza
Quando si va a discutere di temi riguardanti la produzione di energia non ci si dovrebbe sottrarre a una valutazione più generale – possibilmente sempre rigorosamente scientifica – circa l’impatto che questa produce sugli ecosistemi e in particolare sulla salute dell’uomo. Un limite piuttosto preoccupante di queste valutazioni è costituito dal fatto che un cieco fideismo tecnologico porta a ritenere che tutto ciò che è possibile fare o produrre sia lecito senza prima avere valutato o pensato ai possibili effetti che quella tecnologia potrà determinare. Si ripresenta insomma un dilemma “storico”: è più importante la scienza intesa come corpo di conoscenze teoretiche che servano all’uomo o una tecnologia che serva solo alla produzione di beni o cose per il consumo o comunque con prevalente finalismo economico? La risposta, purtroppo è una sola, e sembra valere sotto ogni latitudine. L’economia giustifica tutto di per sé, anche se, su questi temi pesa enormemente la pressione lobbistica che le imprese che producono energia esercitano sulla politica.
Il caso della problematica dell’eolico è in questo senso paradigmatico. Mentre i paesi come la Danimarca, il Canada, la Germania, la Spagna e altri ancora che hanno precocemente abbracciato questa tecnologia ne stanno vedendo e comprendendo fondamentali limiti e problemi (ivi compresi quelli relativi alla salute) , nel nostro Paese una politica degli incentivi assolutamente ingiustificata ne sta promuovendo la diffusione. Analogamente ad altre energie o servizi utilizzati sulla base di strategie e di attese con solo carattere di lobbing, sarà inevitabile pensare ad un futuro in cui o con un ingiustificato aumento delle tariffe o con la tassazione o altri surrettizi sussidi (sempre pagati dal contribuente) si dovranno “tappare buchi” prodotti da interventi impropri. Questa è la prima “questio” che meriterebbe di per sé di abbandonare progetti sull’eolico fatti non certamente per servire il cittadino. Sono sempre più numerosi i rapporti scientifici prodotti da professionisti che basandosi sulla loro esperienza sul campo hanno dimostrato l’inconsistenza di molti dei presupposti teorici per i quali l’eolico è stato creato (dalla presunta diminuzione della CO2, al contenimento dei costi di produzione , la qualità e la costanza di produzione di energia etc.).
Al di là di tutte le valutazioni fin qui considerate, sottolineo come a ridimensionare in modo netto e inequivocabile le speranza da molti nutrita di un eolico veramente “green” siano stati studi e approfondimenti circa l’impatto negativo sulla salute dei cittadini. Proteste e reclami da parte dei cittadini residenti vicino alle pale eoliche industriali accadono un po’ in ogni parte del mondo. Un pubblico sempre più vasto e informato ha contestato la politica dei loro governi che troppo frettolosamente avevano sostenuto la rapida installazione di turbine eoliche negli Stati Uniti, in Canada, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Australia, Europa e, recentemente anche in Giappone.
In Europa sono 364 le organizzazioni firmatarie in 19 paesi europei che hanno dato origine alla EPAW (European Platform Against Windfarms). In Gran Bretagna Country Guardian è un gruppo per l’ambiente che da vent’anni fa azione informativa capillare . Negli Stati Uniti vi sono tre gruppi molto attrezzati e organizzati. In Canada nella regione dell’Ontario vi è Wind Concerns Ontario. Tutte queste organizzazioni lottano in diversi modi mettendo in guardia contro le turbine eoliche, sottolineandone in vari modi limiti economici, di mancata partecipazione democratica alle decisioni di merito, di danno ambientale e soprattutto di danno alla salute.
La ricerca sugli effetti delle pale eoliche sulla salute è piuttosto importante e sostenuta da una letteratura scientifica di tutto rispetto. Il dott. Robert McMurtry, preside della facoltà di medicina dell’Ontario in Canada, ha avuto numerosi incarichi da parte dell’autorità politica sanitaria del suo paese. Nelle sue audizioni ha avuto modo di spiegare che pur in assenza di studi sistematici ed epidemiologici per stabilire sicurezza o dannosità delle turbine eoliche industriali, il numero di segnalazioni di effetti negativi sulla salute è in continuo aumento con valori anche dell’85-90% all’anno. Molte famiglie sono state costrette ad abbandonare la loro casa. McMartry ha testualmente dichiarato che” quando sussiste l’ incertezza e il benessere e la salute delle persone sono potenzialmente a rischio, è certamente appropriato invocare il principio di precauzione”. L’industria eolica dal canto suo, al pari della tattica messa in atto a suo tempo e per tanti anni da quella del tabacco circa la mancanza di effetti sulla salute umana dei propri prodotti, appare impegnata un po’ dovunque a negare “l’evidenza scientifica di pubblicazioni a comitato di lettura che dimostrino l’impatto nocivo delle turbine sulla salute”.
In realtà alcune tra le più importanti autorità mediche mondiali hanno mandato segnali importanti ai decisori politici invitandoli a prendersi le responsabilità delle loro decisioni.
The National Institutes of Health (NIH) , le prestigiose agenzie del Dipartimento di salute statunitensi, nel 2008 hanno pubblicato sulla prestigiosa rivista Environmental Health Perspectives, un lavoro che testualmente dichiarava “indubbiamente l’energia eolica produrrà rumore, il quale aumenta lo stress che a sua volta aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e cancro”. (vol. 116, pag. 237-238). L’Accademia Nazionale Francese di Medicina nel 2006 presentò un rapporto che così concludeva: “Gli effetti nocivi del suono prodotto dalle turbine eoliche non sono stati sufficientemente accertati… Il suono emesso dalle pale è a bassa frequenza, la quale si diffonde facilmente e varia secondo il vento costituendo un rischio permanente per coloro che vi sono esposti. L’Accademia raccomanda l’ubicazione delle turbine eoliche almeno a 1,5 km di distanza dalle abitazioni”. (Chouard, C-H. Panorama du medecin, 20 marzo 2006). Ma è stato Christopher Hanning nel suo “Sleep disturbance and wind turbine noise“, del giugno 2009, a fornire una revisione convincente e qualificata della letteratura basata sulle prove. Vorrei ricordare che le credenziali scientifiche del Dott. Hanning sono fuori discussione. E’ ritenuto unanimemente come uno dei più importanti specialisti del rumore e dei suoi effetti sul sonno e sulla salute. Ha fondato e dirige il Leicester Sleep Disorders Service, uno dei centri più grandi e con maggiore tradizione ed esperienza del Regno Unito. Il suo rapporto si conclude con alcune affermazioni importanti: “Nell’esaminare le prove ho trovato che, da un lato si osserva un gran numero di casi di disturbi del sonno, e in alcuni di questi una cattiva salute causata dall’esposizione al rumore delle turbine eoliche confermata da un certo numero di rapporti di ricerca che tendono a confermare la validità di rapporti aneddotici e costituiscono una base ragionevole per le proteste dei cittadini. Dall’altra parte abbiamo rapporti dell’industria e del governo redatti male e che cercano di dimostrare che non vi sono problemi. Io trovo questi ultimi poco convincenti. E ancora: “nella mia qualità di esperto,secondo la mia conoscenza della fisiologia del sonno e dall’esame della ricerca disponibile, non ho alcun dubbio che il rumore prodotto dalle turbine provochi disturbi del sonno e cattiva salute”. Il dottor Hanning ha inoltre dichiarato: “Non vi è alcun dubbio che gruppi di turbine eoliche industriali (wind farms) producono rumore sufficiente per disturbare il sonno e danneggiare la salute di coloro che vivono nelle vicinanze.” Inoltre Hanning sottolinea alcuni effetti legati alla specificità dei disturbi del sonno indotti dalle turbine: “ un sonno inadeguato non è stato solo associato alla fatica, alla sonnolenza e a un deterioramento cognitivo, ma anche ad un aumento del rischio di obesità, una compromissione del test di tolleranza al glucosio (rischio di diabete), aumento della pressione del sangue, malattia cardiaca, cancro e depressione. Le persone hanno inoltre un maggior rischio di incidenti stradali”. Il rapporto del dottor Hanning è ritenuto uno dei punti di vista più autorevoli della letteratura disponibile. Sempre il medesimo studioso segnala lo studio di Amanda Harry (2007), medico di famiglia inglese che ha condotto un’indagine su un certo numero di suoi pazienti che vivevano in prossimità di turbine eoliche, constatando una comunanza di disturbi e sintomi talmente uniformi da non poter essere ritenuti casuali. La presenza di pazienti che , tra coloro che denunciavano sintomi, evolveva verso danni alla salute provocati dal rumore è stata ritenuta degna di tutta la considerazione del caso. Negli Stati Uniti – nel 2009 – è stato pubblicato uno studio da parte della dott.ssa Nina Pierpont, medico pediatra, che per anni si è occupata di pazienti con sindrome da turbina eolica. (Wind Turbine Syndrome: a report on a natural Experiment). A giudizio di Hanning, il lavoro della Piermont “rappresenta uno studio caso-controllo molto dettagliato e rivisto su 10 famiglie nel mondo con disturbi così gravi provocati dal rumore delle turbine da dovere abbandonare in 9 casi su 10 le loro case in modo definitivo. La potenza delle turbine oscillava da 1.5 a 3 MW, con distanze dalle pale variabili tra 305 e 1500 m. Il gruppo era molto selezionato, ma trattato con grande abilità sia nel rilevare i sintomi che nella loro evoluzione longitudinale (il periodo di studio protratto per 5 anni). Lo studio è ritenuto altamente attendibile per la sua solidità dovuta all’attenta valutazione della descrizione dei disturbi e dei sintomi durante il funzionamento delle turbine e constatandone l’assenza prima della loro entrata in funzione e la scomparsa quando cessava l’esposizione. Vi era anche una netta relazione tra sintomi denunciati anche dai bambini e l’esposizione al rumore. I soggetti adulti riferivano un senso di “nervosismo dentro “ o un “tremore interno” accompagnati da tremore , ansia e irritabilità. Il meccanismo provato dalla Pierpont come responsabile della sintomatologia da riferirsi ai suoni a bassa frequenza e agli infrasuoni appare come molto plausibile. Gli effetti sui bambini in età scolare e ai liceali sono ritenuti particolarmente preoccupanti. Presentavano disturbi del sonno, del comportamento e nel profitto scolastico. Sette bambini su dieci che avevano avuto un calo nei risultati scolastici durante l’esposizione al rumore ,avevano avuto un recupero quando cessava l’esposizione. Bambini, giovani e adulti accusavano problemi di concentrazione e di memoria”.
Un recente lavoro pubblicato da medici ricercatori McAngus Todd, Sally Rosengren, James Colebatch (research from Neuroscience letters (2008) pag. 36-41) conferma la tesi della Pierpont secondo la quale il rumore a bassa frequenza e quello all’infrasuono possono danneggiare l’apparato vestibolare dell’orecchio interno. In paradigmatica analogia con i campi elettromagnetici si conferma – una volta di più – che può nuocere alla salute anche “ciò che non si vede o non si sente”. Nel marzo 2009 il dottor Michael Nissenbaum del Northern Maine Medical Center ha presentato i risultati degli studi del suo gruppo alla Maine Medical Association. affermando come i pazienti studiati “soffrissero di gravi problemi di salute dipendenti dallo sfarfallamento dell’ombra e dall’emissione di rumore proveniente delle turbine situate nelle vicinanze delle loro abitazioni. In particolare si rilevavano disturbi del sonno, cefalee, sensazione di instabilità, variazioni di peso, aumento della pressione sanguigna in concomitanza con l’inizio del funzionamento dell’impianto nel dicembre 2006. Anche in Giappone in vicinanza di questi impianti è stata segnalata la presenza di disturbi analoghi che hanno definito come “malattia da turbina eolica”. Il Ministero dell’ambiente, fortemente preoccupato da questo stato di cose ha promosso un’indagine sulla presenza dei suoni a bassa frequenza. Nell’Ontario c’è comune riscontro di sintomi analoghi come disturbi del sonno, cefalea, senso di instabilità, ronzio auricolare, instabilità, aritmie e palpitazioni, ansia, disturbi cognitivi e di memoria, lipotimie.
Una turbina eolica produce rumore sia ad alta che a bassa frequenza. Il rumore ad alta frequenza è dovuto sia alla componente del moltiplicatore di giri della pala, che allo scorrimento della stessa nell’aria. Vi è poi una seconda componente dovuta al passaggio della pala vicino all’albero di sostegno della struttura. Bergland et al. nel 2000 hanno eseguito per conto dell’OMS uno studio (Noise and Sound) in cui sostengono che le turbine eoliche causano un rumore invadente che ha effetti nocivi sulla salute. Alle stesse conclusioni sono giunti anche studi olandesi del 2004 e del 2007. E’ ancora Hanning a contestare l’affermazione sostenuta da alcuni produttori di turbine secondo cui al rumore ci si assuefa. Pur essendovi poche ricerche in tal senso vi è uno studio di Pirrera et al. del 2009 che pur se riferito al traffico dimostrerebbe il contrario. Ma il rumore sicuramente
più insidioso perché al disotto della frequenza di percezione umana di 20 Hz è costituito dagli infrasuoni. Sono loro che sono capaci mandare in risonanza la parte dell’orecchio interno deputata all’organo dell’equilibrio e del senso spaziale. Secondo Ivan Buxton (Low frequency noise and infrasound (2006) in una revisione della letteratura nota: “Vi è un gran numero di articoli che fanno riferimento agli effetti della frequenza infrasonica e della vibrazione negli esseri umani. Risulta evidente da questi lavori che l’effetto del rumore a bassa frequenza va molto più in profondità di un fastidio soggettivo come asserito dai sostenitori dell’energia eolica; vi sono al contrario dimostrazioni di rischi cardiovascolari con effetti cronici endocrini, ivi compreso un aumento della produzione di cortisolo (già indicato da Harlow nel 1987) che può produrre una diminuzione della produzione degli anticorpi inibendo o sopprimendo la capacità e la resistenza dell’organismo alla malattia.
In questa breve trattazione si sorvola sugli effetti delle turbine eoliche sulla fauna. Una sola considerazione. Anche gli animali sono particolarmente sensibili ai rumori infrasonori. Vi sono studi in tal senso da riferire tra gli altri ancora a Buxton che cita una diminuzione della deposizione di uova da parte delle gallline, riduzione del latte da parte delle capre, maiali con eccesso di ritenzione di acqua e sodio per eccessiva secrezione ormonale, aumentato lavoro cardiaco, disturbi respiratori in pecore e agnelli, diminuzione dell’appetito. Vi sarebbe inoltre un aumento degli animali nati con deformità e dei nati morti oltre ad una diminuzione della fertilità. Uno studio europeo conferma inoltre un importante e irreversibile effetto sull’habitat animale selvaggio da parte delle turbine eoliche.
Tra le domande ancora prive di risposte ve ne sono alcune drammatiche: quali conseguenze su neonati, bimbi e feti cui le madri sono esposte in gravidanza?
Lungi dal generalizzare e in mancanza di studi e dati oggettivi che eticamente avrebbero dovuto avere già alcune risposte da un doveroso commissionamento di studi ad hoc, come medico e come cittadino vorrei sperare che – una volta tanto – si rifugga dalla colpevole leggerezza che purtroppo risulta applicata in altre forme di inquinamento.
Relazione sullo studio di gittata di parte di pala eolica, in caso di sua rottura
Prof. Antonio Dembech
Laureato in Matematica e
docente di materie scientifiche presso
l’ITIS e Liceo Scientifico “A. Righi” di Cerignola (FG)
L’ipotesi che si andrà a simulare nel seguito della relazione tiene conto di
una torre eolica le cui pale ruotino in senso orario e la cui eventuale rottura
dovesse accadere nel quadrante individuato dalle lancette posizionate tra le ore
9.00 e le ore 12.00. In tale ipotesi il baricentro della parte rotta della pala
dovrebbe, in condizioni ideali, seguire una traiettoria parabolica procedendo sul
lato destro della torre.
La misurazione dell’angolo viene fatta rispetto alla verticale e dunque una
posizione della pala, al momento della rottura, individuata dalla lancetta
posizionata sulle ore 9,00, corrisponde ad un angolo di 90° (sessagesimali) e
prevede che il baricentro della pala, nel vuoto, si sollevi verticalmente rispetto
alla torre e ricada ai suoi piedi. Una rottura invece individuata dalle ore 12.00
corrisponde ad un angolo di 0° (sessagesimali) ed ad esso corrisponde solo la
parte discendente di una traiettoria parabolica.
Il calcolo effettuato determina anzitutto il tempo trascorso dal baricentro
dalla pala spezzata, e moltiplica questo per la componente orizzontale del
vettore velocità, calcolata al momento della rottura. Le formule applicate,
caratteristiche della cinematica, sono però valide in condizioni ideali
corrispondenti all’assenza di aria (nel vuoto) e moto di un punto materiale, e
quindi non considerano la viscosità del mezzo (aria) e la complessa forma
dell’oggetto considerato. Tale deficit è però ampiamente compensato dal
trascinamento che la stessa aria potrebbe produrre sulla pala spezzata,
considerando verosimile che la rottura possa proprio avvenire in condizione di
forte ventosità. E’ dunque opportuno trascurare la viscosità dell’aria e ipotizzare
una permanenza in aria maggiorata del 20% della pala rotta.
L’eventuale rottura di una pala eolica è sicuramente più probabile nella sua
congiunzione con il rotore, ed in tal caso il baricentro si è ritenuto collocato a
1/3 della lunghezza della pala. Documentazioni fotografiche però attestano la
possibile rottura, per difetti di fabbricazione delle pale, scarsa qualità dei
materiali o loro degenerazione nel tempo o a causa di eventi atmosferici
estremi, di frammenti prossimi alla punta. In tal caso la velocità del baricentro, ipotizzato alla punta, è estremamente più alta e dunque determina una gittata
decisamente più ampia rispetto alla rottura della pala alla sua base.
Ultima considerazione riguarda l’ipotetica rottura della pala all’attaccatura
al rotore ed il moto della pala attorno al suo baricentro. Il baricentro, come già
detto individuato ad 1/3 della lunghezza della pala, è sulla verticale della torre
solo in corrispondenza dell’angolo 0°, mentre è collocato a sinistra della torre in
tutte le altre angolazioni comprese tra 0° e 90° e dunque il risultato
corrispondente alla gittata del baricentro della pala dovrà essere ridotto di una
certa misura. Al contrario la gittata dovrà essere incrementata dei 2/3 della
lunghezza della pala ipotizzando la condizione peggiore in cui la punta dovesse
cadere oltre il baricentro della pala.
Per il calcolo si possono ipotizzare, a titolo di esempio, dimensioni
strutturali di un aereogeneratore da 3 MW come di seguito.
Altezza del rotore (mozzo): 84 m Diametro: 112 m
Giri al minuto corrispondenti alla rottura: 17,7 rpm
Risultati:
La gittata massima calcolata, nelle condizioni su riportate e nel caso di
rottura della pala all’attacco al rotore, è di 266 metri.
La gittata massima calcolata, nelle condizioni su riportate e nel caso di
rottura della pala alla punta è di 1424 metri.
Foggia, 05/06/2011 Prof. Antonio Dembech
Allegati alla relazione:
– n°1 – Tabella riassuntiva relativa al calcolo della gittata massima nel caso di
rottura della pala all’attacco del rotore.
– n°2 – Tabella riassuntiva relativa al calcolo della gittata massima nel caso di
rottura della pala alla punta.
– n°3 – Tabella riassuntiva relativa al calcolo della gittata massima al variare
dell’angolo misurato rispetto alla verticale. Dati da inserire (input) Osservazioni e chiarimenti
Altezza della torre in metri (m) 84
Diametro del rotore in metri (m) 112
giri/minuto 17,7
30
Risultati del calcolo
34,60 103,80
Periodo (secondi per giro) 3,39 3,39
Angolo in radianti 0,52 0,52
Altezza del baricentro della parte rotta 100,17 132,50
29,96 89,89
17,30 51,90
115,42 269,78
7,94 15,25
266 1343
Allegato 1 – Tabella riassuntiva relativa al calcolo della gittata
massima nel caso di rottura della pala all’attacco del rotore
Angolo rispetto alla posizione
verticale in gradi sessagesimali
Con rottura alla giunzione con il rotore
Con rottura alla punta
Velocità tangenziale del baricentro espressa
im metri al secondo (m/s)
Vx (componente della velocità lungo l’asse X)
Vy (componente della velocità lungo l’asse Y)
Massima altezza raggiunta dal baricentro (in metri)
Tempo totale trascorso in aria dalla parte rotta in secondi (s) incrementato del 20%
Gittata totale a partire dalla base della torre in
metri (m)
Altezza della torre in metri (m) 84
Diametro del rotore in metri (m) 112
giri/minuto 17,7
41
Risultati del calcolo
34,60 103,80
Periodo (secondi per giro) 3,39 3,39
Angolo in radianti 0,72 0,72
Altezza del baricentro della parte rotta 98,09 126,26
26,11 78,34
22,70 68,10
124,35 362,62
8,82 18,65
255 1424
Allegato 2 – Tabella riassuntiva relativa al calcolo della gittata
massima nel caso di rottura della pala alla punta
Angolo rispetto alla posizione verticale in gradi sessagesimali
Con rottura alla giunzione con il rotore
Con rottura alla punta
Velocità tangenziale del baricentro espressa
im metri al secondo (m/s)
Vx (componente della velocità lungo l’asse X)
Vy (componente della velocità lungo l’asse Y)
Massima altezza raggiunta dal baricentro (in
metri)
Tempo totale trascorso in aria dalla parte
rotta in secondi (s) incrementato del 20%
Gittata totale a partire dalla base della torre in metri (m)
Gittata totale a partire dalla base della torre in metri (m)
Con rottura alla punta
0 227 665
1 230 688
2 232 711
3 234 734
4 236 758
5 238 782
6 240 806
7 242 831
8 244 856
9 246 881
10 248 907
11 249 932
12 251 958
13 253 983
14 254 1008
15 256 1033
16 257 1058
17 258 1083
18 260 1107
19 261 1130
20 262 1153
21 263 1176
22 263 1198
23 264 1219
24 265 1239
25 265 1259
26 266 1278
27 266 1295
28 266 1312
29 266 1328
30 266 1343
31 266 1356
32 265 1369
33 265 1380
34 264 1390
35 263 1399
36 262 1406
37 261 1413
38 260 1418
39 259 1421
40 257 1423
41 255 1424
42 254 1423
Allegato 3 – Tabella riassuntiva relativa al calcolo della gittata massima al variare dell’angolo
misurato rispetto alla verticale
Angolo rispetto alla posizione
verticale in gradi sessagesimali
(0° -42°) Con rottura alla giunzione con il rotore 5 di 5